Il volontariato: l’anima della Protezione Civile
Il volontariato è la componente vitale del Sistema della protezione civile, la sua anima portante. Senza il volontariato, la protezione civile così come la conosciamo in Italia non esisterebbe — e questo lo riconosce il mondo intero.
Non siamo quei tipi che, come spesso si vede in TV, gettano aiuti dagli elicotteri per poi star lì a guardare gli altri che si azzuffano per prenderli. No, noi consegniamo gli aiuti nelle mani di chi ne ha bisogno, prima con il nostro tempo, poi con le azioni, con le capacità e con quel calore umano che gli italiani sanno esprimere come nessun altro.
Questo non vuol dire che siamo santi. Anche tra i volontari si trovano “mele bacate”: ma come al mercato non si butta via l’intero cesto per una mela andata, così nel volontariato ognuno rappresenta a modo suo questa grande famiglia, assumendosene la responsabilità… soprattutto verso se stesso.
Un giorno uno psichiatra disse che il volontario è un “inconscio che va verso altri inconsci e si rende operativo”. Non so se sia vero, ma io credo che il volontario, nel suo rapporto con gli altri, impara a conoscere sé stesso più profondamente.
Chi non ha guardato negli occhi un terremotato o un profugo non può immaginare la paura e l’angoscia che si portano dentro. Quando si è a contatto con questo dolore, si capisce che si può solo intuire cosa c’è nell’animo di queste persone.
Perché fare i volontari?
Molti chiedono: “Cosa vi spinge a correre in emergenza?”. Le risposte sono mille, ricche di emozioni, ma non vogliamo commuovere, solo condividere una cosa.
Il momento più delicato di una missione è quando il volontario lascia il campo e torna a casa. Ci si dà l’arrivederci, si salutano i compagni e la gente soccorsa. In quel momento non ci sono parole, solo una stretta di mano o un abbraccio silenzioso.
Come scrive Melville: “Tutte le cose profonde e le emozioni delle cose profonde sono precedute e accompagnate dal silenzio”. Quel silenzio è il saluto di chi riconosce nell’altro una parte di sé, anche se probabilmente non lo rivedrà più.
Allora, cosa ci spinge? Forse è vero che lo facciamo per aiutare gli altri, ma in realtà con questa “scusa” aiutiamo soprattutto noi stessi a crescere, a metterci in gioco, a specchiarci negli occhi degli altri.
Il volontariato è uno spirito prima ancora che una legge. C’è chi lo fa da decenni, dalla tragica alluvione di Firenze del 1966, sempre presente nei momenti più duri del Paese.
Il volontario non è un eroe. È una persona che offre il proprio contributo umano e professionale alla crescita della società. Lo fa attraverso associazioni come la nostra, dedicando qualche ora del proprio tempo e diventando protagonista positivo di un’Italia che sa rialzarsi.